BURCHIO

Grossa imbarcazione da carico a fondo piatto, adibita al trasporto lungo i canali, dal delta del Po fino all’interno della Pianura Padana, di origini storiche risalenti all’epoca dei Dogi è stato sfruttato per le sue caratteristiche nautiche e strutturali fino all’inizio degli anni ’60. Oggi, i burchi che hanno accompagnato la storia del nord Italia, sono adibiti a zatteroni per la pesca sportiva o attrezzati a ristoranti galleggianti, ma, nonostante l’era dell’informatica e delle telecomunicazioni satellitari, qualcuno di essi ancora riesce a sfondare le onde con la sua massiccia prora, vedi ad esempio il burchio dello stilista Missoni.

Le dimensioni del Burchio variano dai 20 ai 35 metri con un pescaggio massimo di circa 2 metri, per una portata variabile dalle 80 alle 250 tonnellate, il legno usato per la costruzione della chiglia e delle ordinate di questa imbarcazione era legno di rovere, mentre per il fasciame esterno e la coperta era usato il larice o l’abete.

Lo scafo era, per quanto riguarda l’opera viva rivestito di pece, perciò di colore nero, per l’opera morta, invece, erano usati colori a tinte vivaci e fregi.  Sui masconi i due grandi occhi erano colorati a seconda della scelta del proprietario del Burchio.

Disponeva di un grande ponte con al centro un boccaporto da cui si accedeva a due stive.

Attrezzato con vele al terzo su due alberi. Le vele erano sobriamente dipinte.

Il progetto l'ho ripreso dal libro di Paolo Lodigiani "Barche Tradizionali Italiane" che riportava però soltanto la sezione centrale, pertanto ho ricavato altre tre sezioni, che al momento però non mi ritrovo da potervi illustrare, essendo questo genere di modelli per me alla “scappa e fuggi”, il burchio da me realizzato l'ho modificato in base alla mia ottica di sottufficiale di marina in congedo.