FEDERICO GUGLIELMO

Fregata del Brandeburgo - 1680

La fregata brandeburgherse Federico Guglielmo (Friedrich Wilhelm zu Pferde) è una delle maggiori unità di Lubecca ed la sorella della Berlin.

Fu costruita nel 1680 ad opera del maestro navale G. C. Peckelhering su commissione del curatore Benjamin Raule (lo stesso della Berlin).

Le caratteristiche di questa unità sono decisamente superiori a quelle della sua categoria e sono le seguenti: 

FEDERICO GUGLIELMO

Costruttore

G. C. Peckelhering

Varata

25 aprile 1681

Armatore

Marina del Brandeburgo

Distrutta in combattimento

30 ottobre 1693

Dislocamento

900 tonnellate

Lunghezza

metri 59

Lunghezza al galleggiamento

metri 40

Larghezza massima

metri 10

Armamento

56

Equipaggio

250 uomini

Dopo il varo, fu trasferita al porto di  Koningsberg per essere ultimata ed armata. Tali lavori durarono parecchi mesi e costarono al Curatore della Marina brandeburghese una cifra considerata un record per l’epoca.

In un primo momento le autorità si disinteressarono dell’unità considerando troppo rischioso l’impiego di una nave così costosa.

Tuttavia, quando la Federico Guglielmo fu ultimata aveva un aspetto talmente poderoso da far cambiare opinione ai suoi denigratori, talché, nel 1684, il Principe Elettore ne decideva l’acquisto e l’unità entrava trionfalmente a far parte della flotta del Brandeburgo.

Non aspettò molto, perché già l’anno successivo all’acquisto fu destinata alla difesa del porto di Emden frequentemente minacciato dalle navi da guerra francesi.

Svolse questo suo primo compito piuttosto agevolmente. Le unità francesi non poterono effettuare neppure un’azione di disturbo senza veder comparire la mole poderosa e minacciosa della Federico Guglielmo.

In sei anni di attività, fino al 1691, ebbe frequenti occasioni di collaudare la sua forza affondando numerosi trasporti francesi, una cannoniera e impegnando un grande vascello al punto da farlo rinunciare alla lotta allontanandosi seriamente danneggiato.

Il 1691 vide anche entrare in scena quello che sarà poi considerato il “grande capitano” della Federico Guglielmo. Si trattò del Capitano Jean le Sage, uomo di grande esperienza marinara e di temperamento estremamente deciso che, a differenza dei suoi predecessori, portò la Federico Guglielmo al limite estremo delle sue possibilità.

Alla fine del 1691 l’unità lasciò la sorveglianza del porto di Emden ad altre navi e compì, in formazione con le navi Hoffnung e Derfflinger, una traversata fino alla Guinea percorrendo la rotta delle Shetland allo scopo di evitare le grosse formazioni francesi.

Rientrata a Lubecca ne ripartì il 25 luglio 1692 in compagnia della fregata Salamander per dirigere nuovamente sulla Guinea.

Dopo giorni di normale navigazione venne avvistata una formazione da guerra francese al largo delle isole del Capo Verde. Essendo questa forte di tre unità tra le quali un vascello di terzo rango, la prudenza avrebbe consigliato di evitare lo scontro.

Il Capitano Jean le Sage ordinò invece l’attacco seguito dalla Salamander a un miglio di poppa. La formazione francese, forse sorpresa da tale audacia, tardò a mettere in posizione le batterie e la Federico Guglielmo ebbe il vantaggio della prima bordata.

La battaglia durò, con alterne vicende, un intero pomeriggio. Il vascello francese che aveva subito la prima bordata fu presto immobilizzato e venne lasciato alla Salamander il compito di finirlo mentre le Sage piombò sulle altre unità.

Al tramonto, della formazione francese non restarono che relitti fumanti.

Le due unità brandeburghesi proseguirono il viaggio verso St. Thomà dove si fermarono qualche tempo per riassettare le navi e riparare i danni della precedente battaglia.

Da St. Thomà la Federico Guglielmo riprese il mare con un carico di 700 schiavi che trasportò ad Emden in soli 45 giorni.

Il 30 ottobre 1693, al largo di Gibilterra, la fregata incrociò una formazione francese comprendente due corvette ed un vascello da 70 cannoni. Ance senza contare le due corvette che null’altro erano se non due piccole fregate, il solo vascello era già un osso troppo duro per una fregata da 56 cannoni.

Se Sage, come sua abitudine, contro ogni prudenza sorprese nuovamente l’avversario attaccando il torreggiante vascello.

Se si trattava di incoscienza o audacia non lo sapremo mai. Sta di fatto che l’impari lotta durò più di un’ora in capo alla quale il vascello francese affondò trascinando con se più di 1.000 uomini.

Lo scontro vittorioso fu però pagato da Jean le Sage con il disalberamento quasi totale della Federico Guglielmo. Le due corvette francesi non ebbero neppure bisogno di intervenire perché a bordo della Federico Guglielmo infuriava un grande incendio. Il suo destino era ormai segnato.

Della grande fregata della marina brandeburghese ci resta perciò il ricordo di un’unità temibile anche in condizioni di forte inferiorità e di un capitano aggressivo oltre ogni limite di ragionevolezza. Un binomio che ben guadagnò l’appellativo di “Mastino del mare”.

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