LE NAVI DI LINEA
Il termine “vascello”, d’origine latina, oltre a designare genericamente una imbarcazione, a partire dal secolo XVII fu specifico di un tipo determinato di veliero da guerra meglio conosciuto come “nave di linea”.
La classificazione proviene dal fatto che, nel 1653, l’ammiragliato britannico ordinò che le imbarcazioni dovevano combattere in linea o di fila, perché le bordate dei cannoni risultassero più efficaci.
Fino ad allora tutte le navi da guerra partecipavano ai combattimenti secondo il capriccio dei loro capitani, che prima dello sviluppo dell’artiglieria, studiarono mezzi più o meno validi per abbordare un battello nemico.
Determinate le caratteristiche dei bastimenti di linea, se ne stabilirono vari ordini o categorie secondo il numero di cannoni che le armava.
Si guardò, quindi, alla nave da guerra come a una vera fortezza galleggiante la cui forza offensiva era in rapporto alle sue bocche da fuoco.
Il termine “vascello”, da questo momento, sta a specificare una imbarcazione da guerra che alberava tre pali, apparecchiata come le fregate e attrezzata a due o tre ponti.
Verso la fine del secolo XVII, le grandi potenze navali divisero i velieri da guerra in sei categorie: vascelli di primo, secondo, terzo, quarto, quinto e sesto ordine.
I primi quattro ordini comprendevano navi che disponevano da 50 a 120 cannoni; meglio, che possedevano due o tre batterie di bocche da fuoco e potevano perciò combattere in linea: erano i vascelli di linea, progenitori della futura corazzata. Al quinto ordine appartenevano i velieri a una sola coperta, cioè le fregate. Il sesto ordine era costituito dalle navi minori: brulotti, bombarde, galeazze, patacche, ecc..
I vascelli del primo ordine, destinati principalmente agli ammiragli e ai capi della squadra, montavano dai 90 ai 120 cannoni ripartiti in tre batterie. Quelli del secondo ordine, sempre destinati ad alti personaggi militari, portavano dagli 80 ai 90 cannoni disposti in due batterie. I velieri del terzo ordine, i più numerosi in una flotta, montavano dai 70 agli 80 cannoni. Infine, i vascelli del quarto ordine, i meno agguerriti che si ponevano nello schieramento in linea, erano armati con 50-70 bocche da fuoco.
Nel secolo XVIII, le navi da guerra a due ponti e 50 cannoni furono rimpiazzate dalle fregate che disponevano di ugual numero di pezzi disposti in una sola batteria.
Era costume invalso presso tutte le Marine di citare i vascelli anche per numero di cannoni e ponti. In Spagna si designavano come “vascelli reali” quelli che montavano dai 74 ai 90 cannoni e “tre ponti” quelli da 90 a 120 cannoni. L’unico “quattro ponti”, il Santissima Trinidad disponeva di 140 bocche da fuoco.
La nascita del vascello può essere segnata dall’inglese Great Harry, fatto costruire da Enrico VIII. Il suo varo avvenne a Erith, nel 1514, alla presenza degli ambasciatori pontifici. Di questo vascello, il più grande dell’epoca, non si hanno disegni esplicativi; qualche quadro o incisione mostra invece il Great Harry dopo che venne totalmente ricostruito nel 1539. Nella seconda versione dislocava 1.500 tonnellate e montava 48 grossi cannoni, distribuiti in due ponti coperti, oltre a 136 colubrine. L’invelatura si componeva di una civada al bompresso; di trinchetto, velaccio e controvelaccio di prora al palo di trinchetto; di gran vela, gabbia e gran velaccio al palo di maestra; di vele latine al palo di mezzana e a quello di contromezzana.
Un altro famoso fu l’inglese Prince Royal, il primo a disporre di tre ponti. Progettato da Phineas Pett, venne messo in acqua nel 1610. Secondo un manoscritto del 1625 montava 56 cannoni e portava gabbie volanti, cioè vele più alte di quelle di gabbia.
Il vascello inglese più celebre rimane comunque il Sovereign of the Seas (Sovrano dei mari), varato nel 1637 durante il regno di Carlo I. Si racconta che il re, in visita ai cantieri di Woolwich dove si stava preparando il Leopard, trasse in disparte Phineas Pett, il costruttore capo, e gli commissionò un vascello che doveva essere il più grande del mondo: appunto il Sovereign of the Seas.
Per dare una pallida idea di quello che rappresentò questo veliero per la sua epoca, basterà ricordare che allora una imbarcazione da guerra con 40 cannoni costava circa 6.000 lire sterline e che il prezzo del Sovereign fu di 65.586 lire sterline.
Varato nel 1637 e armato con 100 cannoni, il Sovereign alberava quattro pali: trinchetto, maestra e mezzana, oltre a un quarto palo in verticale sull’estremo del bompresso. La velatura era formata da: civada, trinchetto, velaccio, velaccino di prora, controvelaccino di prora, gran vela, gabbia, gran velaccio, controvelaccio, mezzana e contromezzana.
Il Sovereign fu anche il vascello decorato con la più gran ricercatezza del quel tempo e, probabilmente, di tutta la storia della vela. Gli ornamenti si attribuiscono allo scultore reale Gerard Christmas, aiutato dal figlio e dagli allievi, su disegni del geniale Van dDyck, uno dei sommi della scuola fiamminga e discepolo di Rubens.
Il vascello misurava: 38,70 metri di chiglia, 15,63 di larghezza, 7,16 di immersione.
La poppa era rotonda e si andava appianando a circa 3 metri sopra la linea di galleggiamento. Questa forma di poppa rimase una caratteristica dei vascelli da guerra britannici sino al secolo XIX, mentre quelli francesi e olandesi conservarono la poppa quadra.
La poppa a forma rotonda, introdotta per migliorare la disposizione delle artiglierie, si iniziò a costruire in Inghilterra attorno al 1817 e fino a quella data i vascelli inglesi seguirono la linea di poppa del Sovereign.
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