n. di repertorio SIAE 0001863

New Porc 

Tutto era fermo all’interno dell’aula consiliare del comune di New Porc. I consiglieri di tutti i partiti di maggioranza e di opposizione erano in attesa dell’approvazione, da parte del sindaco Frank MacRutell, della proposta di affidamento del riciclaggio dei rifiuti al noto non noto miliardario, proprietario di tutti gli impianti di riciclaggio e delle discariche di tutto il mondo, Marc MacCerron.

La maggioranza che in tempi remoti si opponeva a questo genere di affari politico economici a favore di imprenditori privati, per rivalutare l’occupazione a favore dei cittadini di New Porc, si dichiarava favorevole all’approvazione del sindaco Frank MacRutell, e l’opposizione che come si opponeva prima con la maggioranza, si opponeva con riserva.

Il sindaco, assorto nel suo studio del palazzo di governo della città, una piccola stanza di diciotto metri per quattordici, senza una segretaria, ma otto segretarie tutte piene di garbo e bene educate, capaci di soddisfare ogni esigenza del sindaco in tutte le lingue, con due delle otto segretarie, una seduta sulle ginocchia del sindaco e l’altra sdraiata sulla scrivania predisposta all’occorrenza, si lambiccava il cervello per trovare una soluzione per far accettare, alle forze di governo della città, la soluzione che avrebbe permesso al miliardario Marc MacCerron di monopolizzare la monnezza di New Porc.

Mentre una delle segretarie gli titillava il lobo dell’orecchio e l’altra gli accarezzava il piede destro, il sindaco Frank MacRutell pensava alla mamma quando gli rimproverava di non fare del male agli altri bambini. Quel pensiero in quel particolare momento gli creava notevoli difficoltà. Perché proprio con quella decisione a favore di Marc MacCerron avrebbe fatto molto male ai cittadini che lavoravano nell’ambiente della monnezza. Dato che, passando tutto nelle mani di MacCerron ci sarebbero stati moltissimi licenziamenti e sarebbe poi stata assunta mano d’opera a basso costo, perciò stipendi non più stipendi e sfruttamento anche dei disabili.

Intanto nelle file degli impiegati della monnezza fermentava l’agitazione in formato sceik.

Un gruppo di questi si trovava fuori dell’aula consiliare, esattamente nel piazzale del palazzo di governo, con striscioni inneggianti a vecchi slogans “non vogliamo i padroni” e a nuovi slogans “tutto in mano nostra funziona meglio – meno tassa più servizio e occupazione”, “noi siamo la forza e l’igiene assicurata di New Porc”.

Franck MacRutell, nonostante che le due segretarie erano diventate tre, non riusciva a venire al punto finale della questione.

Si sollevò dalla sua poltrona e si avvicinò ad una delle grandissime finestre che davano sul piazzale. Era un pomeriggio piovoso, pioveva, nel guardare i manifestanti insieme alle loro mogli, gravide, partorienti e con i loro figli, appena nati lì sul piazzale, un po’ più grandicelli con il gameboy fra le mani e quelli ormai cresciuti abbracciati alla loro girl, ma senza lavoro con la speranza che non muore mai di trovarlo, tutti zuppi, chi di pipì e popò e chi di sola acqua mista a particelle inquinanti presenti nell’atmosfera ormai satura di gas nocivi dovuti all’inquinamento atmosferico, su una guancia di Frank MacRutell si vide scorrere una lacrima, preso da un momento di sconforto, angoscia, disperazione, indecisione e rabbia fece ricomporre le tre segretarie ormai in abbigliamento un po’ scomposto e tornò in aula di consiglio.

Nel frattempo tutti i consiglieri si erano sbracati, c’era chi giocava a tresette, chi si scazzottava con il suo rivale di sempre avendo per arbitro dell’incontro un rappresentante del centro coadiuvato a sua volta da un rappresentante del centrosinistra e uno del centrodestra, il match fino ad allora dava il pareggio dopo ventotto matchs, chi si gustava l’incontro, chi si palpava la segretaria dell’avversario politico che si stava cimentando nell’incontro. Appena videro entrare Frank MacRutell tutti cercarono con molta difficoltà di riprendere le sembianze innaturali precedenti e i loro posti, il ring venne smontato e messo nel ripostiglio per essere usato nelle successive occasioni, il risultato dell’incontro era stato di parità.

Il sindaco dalla sua postazione, dopo aver riflettuto su quello che avrebbe detto ai presenti, si pronunziò dicendo “la seduta è rimandata a data da stabilirsi”.

Nel frattempo si erano fatte le ore venti e trenta, a New Porc era l’ora di cena, perciò tutti i manifestanti con il loro seguito fecero rientro alle loro abitazioni con il proposito di ripresentarsi il giorno seguente alla solita ora sul piazzale del palazzo di governo per riproporre alle forze di governo della città il loro dissenso.

Mentre tutti i consiglieri compresi gli oppositori e il sindaco Frank MacRutell si ritrovarono intorno al tavolo del ristorante “Il Sola”.

Nell’occasione i consiglieri approfittarono per porre al sindaco l’interrogativo del suo rinvio, Frank MacRutell cercando di nascondere la sua vera motivazione, ne diede un’altra che lasciò interdetti, perché effettivamente da buon politico aveva dato una risposta piena di parole, ma senza un contenuto che significasse qualcosa, perciò, tutte le forze di maggioranza e quelle di opposizione, per non contraddirsi o per non dimostrare di non aver capito, accettarono la motivazione data dal sindaco. E iniziò la cena.

Dopo aver mangiato antipasto, primo, secondo, frutta, dolce, caffè e ammazzacaffè con allungata sul tavolo una bella mora, pagarono il conto con i proventi delle tasse dei contribuenti e se ne tornarono ognuno a casa propria. Pioveva.

Nella sua villa, protetta dalla discarica di New Porc, Marc MacCerron era in riunione con i suoi collaboratori, a loro volta dirigenti della monnezza di New Porc.

Stavano stabilendo una linea di programma da attuare nel momento in cui ci sarebbe stata l’approvazione, da parte di tutto lo staff politico del palazzo di governo, del monopolio MacCerron.

I dirigenti informavano il principale dei moti di sommossa sommessa, perché ancora era rilegata al gruppo impiegati. Per tutta risposta il principale rispose che prima che la sommossa si fosse allargata a tutto il personale della monnezza si sarebbe raggiunto l’obiettivo. Menzionando loro che dopotutto fino ad allora i sindacati si erano distinti egregiamente nell’agevolare il cammino verso il traguardo prestabilito.

Intanto pioveva e la monnezza bagnata pesava di più.

A quell’ora i raccoglitori del turno di notte erano nella fase operativa.

Tra una maledizione e l’altra portavano avanti il servizio, pensando che dopotutto, il freddo, la pioggia, il vento, la puzza della monnezza non erano un problema di fronte alla salute della città di New Porc.

Quello che pensavano era il futuro. Nella riflessione emergeva una considerazione, se gli operai si fossero uniti agli impiegati il progetto di monopolizzazione MacCerron sarebbe andato in fumo.

Un ostacolo da non sottovalutare erano i sindacati che avrebbero cercato di ostacolare la sommossa finallora sommessa.

Si era fatta l’alba e non accennava a smettere di piovere, le nuvole continuavano ad essere basse e gonfie d’acqua inquinata, radioattiva, acida, effervescente.

Il sindaco Frank MacRutell ancora dormiva, con il pollice in bocca, fra le braccia della moglie, sognando una delle otto segretarie, la moglie sapeva e taceva.

Il corteo degli impiegati si era già raggruppato nel piazzale del palazzo di governo con ombrelli, ombrelloni, ombrellini, striscioni, mogli, figli, nuore, nonne, mamme, cornetti e cappuccini.          L’opinione pubblica era stata toccata.

Il sindaco al suo arrivo a palazzo era scortato da diciotto orangotango armati di tutto punto a mo di guerriglia metropolitana.

Al suo ingresso nell’aula consiliare lo accolse un coro di buongiorno a denti stretti, a denti larghi e senza denti.

All’avvio dei lavori del consiglio il consigliere della maggioranza chiese la parola, non gli venne concessa, al posto suo prese la parola il consigliere del centro, che, dato che aveva tolto la parola al consigliere di maggioranza la notizia che aveva da dare era prioritaria e centrale, infatti comunicava l’insediamento al vertice della monnezza di un’alta personalità del centro nominata dal noto non noto miliardario Marc MacCerron proprio per pianificare, spianare, rendere il più semplice possibile, all’interno dell’ambiente monnezza, silurando eventuali dirigenti scomodi e affondando eventuali impiegati più che scomodi, la trasformazione del servizio di monnezza in monopolizzata MacCerron.

La maggioranza a questa notizia e a questa imposizione non si trovò d’accordo, ma accettò alla vecchia maniera garibaldina dicendo “obbedisco”, l’opposizione si opponeva con riserva di accettare successivamente.

A quel punto il sindaco considerato gli eventi che si erano sviluppati nell’arco di una notte piovosa, pensò bene, per un flash di attimo, fra se e se, che se continuava così avrebbe messo su un pullover più pesante e le galosce, ritornando subito dopo il flash all'argomento del giorno, comunicò ai consiglieri che avrebbe firmato l’autorizzazione alla municipalizzazione MacCerron entro la fine dell’anno, giustificando tale decisione con la scusa che gli iter burocratici andavano rispettati. I consiglieri giocoforza accettarono, dopotutto i burocrati erano loro.

Pioveva, il piazzale, nonostante il tempo grigio, l’aria grigia dovuti dalla condizione meteorologica persistente e dallo smog autorizzato e legalizzato, si presentava variopinto di tanti colori, dovuti dagli ombrelli aperti dei manifestanti, il sindaco a vedere tale spettacolo dall’enorme finestra dell’aula consiliare ebbe un flasch alla vangog, dimenticò volutamente i rimproveri della mamma ben sapendo che poi la mamma lo avrebbe sgridato, ma che sarebbe riuscito a farsi perdonare perché dopotutto una mamma è sempre una mamma e le condizioni disumane a cui sarebbero andati incontro i manifestanti e tutti i dipendenti della monnezza, e firmò di getto l’opera omnia che trasformava il servizio della monnezza in monopolizzata MacCerron.

Da allora ci fu la catastrofe sociale fra i dipendenti della monnezza, licenziamenti in tronco, licenziamenti senza tronco, assunzioni per metà, contratti sommersi, la tassa sui rifiuti quadruplicata, servizio inefficiente con conseguenti casi di colera e quant’altro di possibile dannoso nei confronti dei cittadini di New Porc.

Da quel giorno New Porc precipitò nello stato di abbandono più totale, per le strade della città cumuli di monnezza più disparata, dal pannolino per infanti, al pannolone per anziani, al lavandino della cucina, alla batteria delle autovetture, all’armadio a muro con tutto l’intonaco della parete ancora appeso per gli stop, tutto era ormai nel più completo sfacelo, la tassa per la monnezza ormai aveva superato la quota degli stipendi e la gente di New Porc non aveva più identità da vantare e rispettare. Chi raccoglieva tra la monnezza quello che raccoglieva per poterselo poi mangiare o per poi scambiarlo con qualcosa trovata da un altro cittadino senza identità.

E intanto continuava a piovere.

Pietro Cristini