n. di repertorio SIAE 0001863

 

Normale routine

 

Incessantemente continuava a piovere, tanti ombrelli variopinti creavano una sorta di mezza estate, eravamo in pieno inverno.

Le foglie di platano antipatico continuavano a ostruire i tombini e per questo venivano a formarsi dei veri e propri laghi dentro cui ci si trovava di tutto, dal pacchetto di sigarette di contrabbando, al pacchetto di sigarette del monopolio, dal barattolo in pvc dei fazzoletti umidificati gettato al volo dopo l’ennesimo uso da chissà quale coppietta, all’involucro dei fazzolettini con dentro un fazzoletto smocciolato, anche quello gettato da un raffreddato che, con l’accortezza a mantenere riservata la sua igiene, aveva provveduto a rimettere nella custodia l’ultimo fazzoletto utilizzato, dalle auto che, condotte da chissà quale navigatore, effettuavano il loro ennesimo varo inondando il marciapiede e infradiciando i poveri cristi in attesa del bus espresso, a quelle auto che, anch’esse condotte da chissà quale sprovveduto navigatore, dopo aver effettuato il varo rimanevano ferme in mezzo al lago per avaria al motore ed al navigatore, perché, essendosi fermate in mezzo al lago, la profondità minima era di venticinque centimetri e perciò anche il navigatore si trovava a smadonnare rimanendo chiuso nell’abitacolo.

Il servizio di igiene ambientale della città era assicurato nel migliore dei modi garantendo l’inagibilità delle strade.

Ma dopotutto era inverno e tutti gli inverni la tiritera era sempre quella e perciò la cittadinanza c’aveva fatto il callo, per ogni giorno c’era l’imprevisto già previsto e perciò tutto filava secondo la normale routine.

In quelle fredde mattine, il governo del Paese, nella grande sala delle decisioni importanti, riscaldata all’ennesima potenza da megacaldaie, si crogiolava nel calduccio dell’ambiente discutendo, in modo del tutto bonario e amichevole, fra le fazioni di sinistra, centro e destra, su l’elevazione dell’età pensionabile. E si perché se continuavano i cittadini ad andare in pensione quando era giusto andare, la finanza del Paese sarebbe andata a farsi friggere, questo a detta degli alleati di governo, gli industriali, e questi dicevano sempre la loro verità.

Nel frattempo che all’interno della calda sala delle decisioni importanti si discuteva per approvare questo provvedimento, in una stanza, abbastanza fredda perché i riscaldamenti li avrebbero accesi alle tre di pomeriggio e che, con i tempi della burocrazia, il caldo sarebbe arrivato con moderazione per evitare esagerazioni di consumo alle successive ore cinque, c’era chi invece pensava.

In quei tempi trovare qualcuno che pensasse era cosa assai rara. E più pensava e più si domandava, ma se l’età pensionabile veniva elevata per evitare che le casse dello stato si svuotassero, perché non si licenziavano tutti i rappresentanti dei partiti di governo e non, dato che se il Paese andava male, voleva dire che coloro che lo amministravano non erano capaci e perciò andavano dimessi concedendo loro una pensione sociale, questa sarebbe stata la terapia più idonea per risanare l’economia del Paese.

Purtroppo tanta gente si lamentava e si accontentava e poca gente si lamentava e non si accontentava, e pensava.

E continuava a piovere.

Tutto rientrava nella normale routine.

 

Pietro Cristini