
SANTISIMA TRINIDAD
Vi sono moltissimi vascelli che, pur non avendo raggiunto la notorietà di altri, non di meno hanno caratteristiche tali da porre assolutamente fuori discussione la loro validità nella storia evolutiva del vascello.
Esempio tipico è la Santisima Trinidad, vascello spagnolo del 1690, forte di ben 108 cannoni.
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Primo ponte |
32 cannoni da 36 libbre |
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Ponte di batteria |
32 cannoni da 24 libbre |
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Ponte di coperta |
30 cannoni da 18 libbre |
| Cassero e castello | 16 pezzi da 8 libbre |
Non è facile comprendere come questa magnifica tre ponti sia restata praticamente in ombra rispetto alle più note navi della sua epoca.
Forse la contemporanea presenza delle notissime Zeven Provincien, Sovereign of the seas, La Couronne, Gota Lyon, contribuì a sfocarne la presenza.
Probabilmente la vera ragione della sua scarsa notorietà va ricercata nel fatto che il nome Santisima Trinidad è legato alla battaglia di Capo San Vincenzo (1797) ed alla battaglia di Trafalgar (1805) dove un'unità maggiore portante lo stesso nome era ammiraglia della flotta spagnola e irriducibile avversaria del vascello Victory.
Alcuni sostengono trattarsi della stessa nave rimodernata e potenziata, ma tale ipotesi non ci sembra molto attendibile.
Innanzi tutto a Trafalgar la Santisima Trinidad avrebbe dovuto avere la veneranda età di 105 anni, Un po’ troppi per una nave in attività. In secondo luogo l'unità di Trafalgar disponeva di quattro ponti per un totale di 130 cannoni e per effettuare tale trasformazione sarebbe stato necessario il completamento di un quarto ponte al livello del cassero ed una sovrapposizione di un nuovo cassero che avrebbe decisamente compromesso la stabilità della nave.
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Inoltre altre fonti danno la Santisima Trinidad del 1690 distrutta in Atlantico nei primi lustri del XVIII secolo.
Come abbiamo avuto occasione di far rilevare parlando del Le Protecteur francese, non è molto agevole districarsi nel dedalo di notizie contrastanti e non certe che sono pervenute fino a noi. Si aggiunga la frequente incapacità dei traduttori di rendere validamente un termine nautico da una lingua all'altra.
Non possiamo tuttavia gettare la croce sui traduttori che si sono trovati di fronte a termini come cornamusa, testa di moro, tana del gatto, gambe di cane, tientibene e simili ai quali trovare un corrispettivo in altra lingua.
Il vascello Santisima Trinidad può validamente rappresentare la sua categoria in quanto dispone di tutte le caratteristiche tipologiche del vascello del XVII secolo.
A differenza di molti vascelli della sua epoca che, oltre alla possanza ed alle caratteristiche nautiche rappresentavano anche lo splendore di alcune corti ed erano perciò carichi di decorazioni in ogni loro parte, l a Santisima Trinidad ha soltanto il coronomento e lo specchio veramente decorato e parzialmente la prora.
Al trincarino una fila sottile di decorazioni che si arresta però a mezza nave. Resta quindi molto valorizzata la parte scafo che dispone di linee d'acqua pure e notevolmente progredite per il '600.
Se raffrontiamo ad esempio la Santisima Trinidad con la Victory scopriamo che la prima è notevolmente più slanciata avvicinandosi più alle linee di una grande fregata.
I quattro ponti, collegati fra loro da scale curve a coppie, sono già articolati in modo da dare il massimo spazio e la massima libertà alle manovre.
Il castello è piuttosto avanzato e foggiato con i lati a semicerchio in modo da dare spazio alle manovre delle gru di capone.
Vasti e numerosi i passaggi d'aria e di luce tra un ponte e l'altro.
La costruzione del modello della Santisima Trinidad è di grande soddisfazione anche perché, a fronte di un risultato quanto mai imponente, vi è una lavorazione niente affatto difficile. La costruzione di un modello dell'importanza della Santisima Trinidad "debba" essere eseguita con i ponti interni. Sono qui infatti numerose le possibilità di accedere con lo sguardo all'interno e sarebbe veramente un peccato che a fronte di una buona lavorazione esterna si vedessero all'interno dei nudi tratti di compensato.
Altro consiglio di massima è quello di inserire all'interno dei ponti una tenue illuminazione rossastra realizzata con lampadine a goccia poste dietro ai travi dei bagli.
Una siffatta realizzazione non comporta maggiori difficoltà ma soltanto un aumento del tempo lavorativo e della pazienza.
Per realizzare il modello con gli interni al vero è necessario svuotare le ordinate fino al livello della pavimentazione del primo ponte. Dopo aver completamente montato il fasciame esterno si pone all'interno la pavimentazione del primo ponte inferiore rifinendo poi lo stesso perfettamente e corredandolo di sabordi e cannoni completi.
Si montano quindi i bagli con il tavolato, si applicano ai bagli così montati le lampadine di illuminazione facendo attenzione che queste vengano a trovarsi tutte verso prora. Ciò è importante perché la migliore visione del primo ponte si ha attraverso i portelli dei cannoni di poppa.
Se poi si riuscirà a reperire o a costruire delle minuscole lanternine, avremo anche la possibilità di lasciarle a vista.
Come già detto per il ponte inferiore si procede per i ponti successivi facendo sempre attenzione a quale sia il miglior punto di osservazione per ciascun ponte.
Il secondo ponte dal basso si osserva meglio dalle portellature di prora e quindi le lampadine andranno poste sul lato dei relativi bagli che guarda verso poppa.
Il ponte di coperta rimarrà invece privo di illuminazione in quanto avrà sufficiente luce dai pagliolati superiori.
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Visto che stiamo parlando dei ponti di batteria e che siamo in tema di cannoni rammentiamo che è molto importante che il cannone abbia la giusta forma svasata, cioè stretto avanti e largo dietro e che sia provvisto almeno dei principali accessori come maniglioni, focone, cuneo d'alzo, bozzelli, ecc.. I cannoni dei vari ponti, salvo qualche eccezione, sono tutti uguali variando soltanto le dimensioni. Non dimentichiamo quindi di variare anche la misura delle munizioni quando queste siano in vista o nelle rastrelliere o negli appositi contenitori a murata. Si tratta di particolari che possono sembrare insignificanti, ma è proprio in questi particolari che si nota l'accuratezza del modellista.
L'alberatura della Santisima Trinidad è quella classica del seicento, con coffe tonde, teste di moro oblunghe, legature ai tronchi maggiori ed al bompresso. Quindi nulla di particolare da consigliare se non la solita accuratezza.
Più difficile il discorso per la velatura. Prima di tutto il solito dilemma e cioè se preparare le vele imbrigliate oppure "al vento".
Entrambe le soluzioni sono valide ma riteniamo che la più opportuna sia come al solito a metà. Costruire il modello con i soli trevi imbrigliati e le gabbie ed i velacci al vento.
Vi sono numerosi sistemi per realizzare le vele rigonfie e, fermo restando il principio secondo il quale tutte le soluzioni sono buone se raggiungono il risultato voluto, diamo di seguito i due sistemi più comunemente usati.
Il primo consiste nel preparare completamente la velatura in posizione aperta, piazzare un forte ventilatore di poppa e, cominciando dal trinchetto bagnare le vele con una soluzione di acqua e zucchero in modo che asciugandosi sotto l'azione del ventilatore restino in posizione rigonfia.
Si inizia come detto dal trinchetto facendo seguire l'albero di maestra e la mezzana in modo che le vele già preparate non abbiano a coprire il vento alle successive.
Il sistema suddetto è abbastanza semplice e di buon risultato, ma presenta l'inconveniente della delicatezza. Le vele trattate in questo modo sono soggette ad ammaccature ad più piccolo urto.
Più laborioso ma di risultato più sicuro è il secondo sistema che consiste nell'inserire del filo metallico precedentemente incurvato nella ralinga di caduta delle vele. O meglio in tutto il perimetro di una vela quadra ad eccezione del lato di inferitura al pennone.
Così procedendo potremo anche modificare la curvatura in modo che la vela risulti più rigonfia nella sua parte inferiore come avviene nella realtà.
Come al solito prepareremo le vele in batista o "pelle d'uovo" realizzando le linee dei ferzi con sottili cuciture a macchina e bordando tutti i lati della vela.
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Abbiamo dunque iniziato il discorso delle navi antiche partendo dagli imponenti vascelli, inserendo qualche cenno storico e intramezzando il tutto con note modellistiche, semplici appunti dettati dall'esperienza e che hanno un valore puramente discorsivo perché non esiste un'unica tecnica costruttiva per i modelli navali ma tante tecniche quanti sono i modellisti.
Come già detto tutti i sistemi sono validi purché raggiungano lo scopo ed il discorso tra modellisti è valido in quanto ognuno comunica agli altri una parte delle sue esperienze, della sua inventiva e del suo spirito di iniziativa.
Abbiamo avuto nel passato esempi clamorosi di modelli perfettamente realizzati utilizzando i più disparati materiali.
Modelli in osso, in vetro ed in metallo, realizzati dall'unione di materiali di recupero come fiammiferi usati. Qualunque fosse il materiale usato erano tutti modelli nati dallo stesso spirito, dalla stessa passione per il lavoro manuale e la ricerca.
La parola artigianato è oggi svilita e privata del suo vero significato, tendendo sempre più a dimenticare che proprio nelle botteghe artigiane dell'antichità vennero alla luce i più grandi maestri di quasi tutte le arti.
Per noi ogni modellista navale è, nel suo piccolo, un artista ed il suo lavoro oscuro è sovente misconosciuto e qualche volta contrastato.
Non perdiamoci mai d'animo e trasmettiamo ai "posteri" il nostro modesto contributo.
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